A Pistoia Luglio è il mese più caldo dell'anno, alle volte così afoso ed insopportabile che non trovi pace nemmeno la notte sotto le stelle ai piedi del bosco. Ma è anche il mese delle celebrazioni cittadine che si chiuderanno con l'antica giostra dei cavalli intorno alla piazza del Duomo, insomma una molteplicità di eventi, che fino a poche anni fa avevano il massimo richiamo nelle giornate dedicate ai concerti allestiti nel medesimo luogo. Il Festival blues pistoiese è un evento riconosciuto in Italia e all'estero per gli amanti della musica e dei concerti all'aperto con artisti di alto livello, per citarne uno su tutti Bob Dylan.
Fino a qualche anno fa la kermesse canora si condensava su 3 al massimo 4 serate, mentre adesso gli eventi si spalmano un po' su tutto l'arco del mese , mantenendo vivo e più fluido l'interesse dei partecipanti . Ma faccio un passo indietro, al tempo in cui gestivo un piccolo agriturismo sulle colline, esattamente al mese di aprile di qualche anno fa arriva la prenotazione delle camere e in un colpo solo i posti letto disponibili sono presi. Passano i mesi, passano gli ospiti, e poi eccolo arriva Luglio, col suo calore estivo , le strade ricolme di bancarelle, la piazza invasa dalle gradinate, il mercato riversato sulle vie del centro. Siamo pronti a ricevere una svariata e variopinta folla di avventori e bottegai, la città si trasforma e anche i cittadini si trasformano, il festival blues ha lo strano e magico potere di cambiarci d'aspetto, rufola nei bauli cercando abiti più morbidi che trasformino il corpo in una entità gitana, libera finalmente da quel rigore borghese che durante tutto il resto dell'anno impone la sua divisa. La città è pervasa da uno spirito anarchico e tutto all'apparenza sembra fluttuare come in una danza di farfalle.
Così arrivano anche i miei ospiti, arrivano presto, arrivano sopraffatti dal caldo inatteso, arrivano stanchi da un viaggio non brevissimo, arrivano con l'entusiasmo racchiuso in battute che a stento comprendo, arrivano curiosi di un luogo nuovo, ma che anno dopo anno, come un rito da compiere al giungere di Luglio, faranno proprio come casa. Arrivano portando nuove parole e nuovi gesti, un dialetto che cammina stretto e chiuso nelle vocali, oscuro nei termini e capovolge quell'incedere franco e superbo del toscano. Arrivano con in dono l'amicizia che ha tutto il gusto della loro terra, la offrono dentro a gesti così spontanei da sembrarmi irreali. E ancora oggi quando ripenso ai loro soggiorni qui, non posso non tornare all'immagine di quelle ali d'angelo disegnate davanti casa sul brecciolino di sassolini caldi e polverosi, come quelle che i bambini fanno dopo un'abbondante nevicata sul manto soffice e bianco della neve e trarne dopo anni l'immagine di momento di gioia consegnato ai bei ricordi.